Il giudice del lavoro accoglie il ricorso di una insegnante (una delle migliaia vittime dell’algoritmo) e ordina al Miur di assegnarla ad una sede compresa nell’ambito territoriale rientrante tra le sue preferenze.
Tra le motivazioni che portano all’accoglimento dell’istanza cautelare d’urgenza c’è anche la distanza tra la propria residenza e la sede lavorativa illegittimamente assegnata che incide negativamente sia sulla vita personale e di relazione dell’insegnante sia sotto il profilo economico. La stessa è infatti costretta ad un esborso mensile – tra vitto e alloggio – in media di €800,00, un impegno economico che incide negativamente sul bilancio familiare, tenuto conto dello stipendio medio di un insegnante neo assunto. A ciò aggiungasi il disagio spicologico che un tale sdraticamento ILLEGITTIMO comporta.