L’algoritmo della mobilità 2016/2017 è stato il responsabile del caos nei trasferimenti dei docenti. E’ stato definito “confuso, lacunoso, ampolloso, ridondante, elaborato in due linguaggi di programmazione differenti, di cui uno risalente alla preistoria dell’informatica, costruito su dati di input gestiti in maniera sbagliata.”
Nel corso degli ultimi 3 anni anche i Tribunali se ne sono accorti, e stanno confermando anche nel merito i provvedimenti cautelari già adottati. E’ di pochi giorni fa la sentenza del Tribunale di Foggia n. 4711/19 con cui il Miur è stato condannato ad assegnare una docente di Lecce in via definitiva all’ambito Puglia 017 (Lecce) anzichè 016 (Foggia), una decisione che conferma la relativa ordinanza cautelare del 21.12.16.
Vere vittime di un algoritmo impazzito che ha recato un grave pregiudizio che non si è esaurito nelle spese di viaggio o fitto, ma ha inciso sulla complessiva organizzazione di vita del lavoratore, anche di chi – come nel caso dell’insegnante leccese – non è coniugato e doveva spostarsi “solo” per 250 km.
“Sradicamento” è la locuzione che rende perfettamente la condizione di patimento in cui hanno versato gli insegnati, costretti ad abbandonare la propria “terra”, per essere inseriti (illegittimamente, è bene sempre rammentarlo!) in un’altra località, distante, indesiderata e, tanto meno, familiare!