Manca poco al 26 novembre, giorno in cui sarà depositata presso la Corte di Giustizia Europea la sentenza che riguarderà i precari italiani della scuola, anche se gli stessi principi possono essere applicati per tutta la pubblica amministrazione.
Non solo insegnanti ma anche medici, infermieri, impiegati degli Enti Locali e dei Ministeri ed altri lavoratori dipendenti precari con oltre 36 mesi di servizio svolti con contratti a tempo determinato, devono sapere che in virtù dell’art. 5 comma 4 bis del d.lgs 368/01 il legislatore, adeguando la normativa interna a quella comunitaria e ponendo un limite all’utilizzo dei contratti a tempo determinato in modo da evitare che il lavoratore possa rimanere “precario a vita”, ha fissato un arco temporale (36 mesi) oltre il quale il rapporto di lavoro si considera a tempo indeterminato, indipendentemente dalla legittimità o meno del termine.
L’applicabilità dell’art. 5 comma 4 bis del d.lgs. 368/01 al pubblico impiego è stato più volte confermato dalla recente giurisprudenza, sia comunitaria che nazionale.
Da ultimo, si registra l’importante intervento dell’Avvocato Generale , Maciej Szpunar, che ha depositato le proprie conclusioni il 17 luglio 2014 che sembrano prefigurare una probabile condanna dell’Italia per illegittima reiterazione dei contratti a tempo determinato nella scuola, ( e per analogia in tutta la pubblica amministrazione) tanto che qualcuno sostiene che l’assunzione di tutti i precari inseriti in graduatoria ad esaurimento, prevista dalla “Buona scuola” di Renzi, sia un atto sostanzialmente dovuto da parte del Governo, tenuto conto che i precari che hanno superato i 36 mesi di servizio anche non continuativi, possono ancora proporre ricorso al giudice del lavoro per ottenere la trasformazione in contratto a tempo indeterminato dei contratti a tempo determinato illegittimamente reiterati. Non solo. Oltre alla conversione possono chiedere un risarcimento danni, cha alcuni giudici hanno stimato equo liquidare in una mensilità lorda per ogni anno di precariato.
Il risarcimento va riconosciuto per il solo fatto che la pubblica amministrazione abbia reiterato il rapporto a termine in difetto dei presupposti richiesti dalla normativa comunitaria. Tra l’altro è quanto dispone la Commissione Europea nella causa “Papalia” definita con ordinanza del 12/12/13 nella causa promossa da un lavoratore precario contro il Comune di Aosta.
Il 26 novembre p.v. verrà depositata presso la Corte di Giustizia Europea la sentenza che sancirà inequivocabilmente una svolta per centinaia di migliaia di lavoratori precari italiani, i quali se hanno oltre 36 mesi di servizio possono dunque chiedere la stabilizzazione del proprio rapporto di lavoro, consapevoli di una giurisprudenza comunitaria e nazionale favorevole.
Per ulteriori informazioni 348 3660911